mercoledì 22 ottobre 2008

Domenico de Masi "Quaderni di Telèma" Primavera 2001

“Strana esperienza insegnare a tanti che ne sanno più di me”

Noi professori utilizziamo ancora lo strumento elettronico come un supporto estraneo, misterioso, indocile. I nostri allievi, invece, l'hanno introiettato: fa parte della loro carne e del loro cervello, li assiste non solo nello studio ma quasi in ogni altro momento della vita. Un'intera classe universitaria si confessa e ci conferma che nel mondo digitale i giovani stanno molti anni luce davanti a noi.

Ho sessantatré anni. Insegno da quarant'anni precisi. Il mio primo incontro diretto con il computer avvenne all' Italsider di Bagnoli. Facevo parte di un'équipe interdisciplinare di ricercatori: psicologi del gruppo creato da Gustavo Iacono, esperti di organizzazione della "Pietro Gennaro e associati", sociologi del centro studi "Nord e Sud".Il mio ruolo era di "partecipante osservatore".L'osservazione era arricchita dalla somministrazione di questionari, che a quei tempi si tabulavano a mano, con il supporto di una Divisumma, cioè di una calcolatrice meccanica Olivetti, che ora appartiene all'archeologia industriale, ma allora era il vanto di pochi privilegiati ricercatori e statistici. Forse già allora vi era qualche computer nell'università, ma solo nelle facoltà scientifiche. In un'aula di cento allievi, solo un paio di studenti vantavano l'accesso al personal computer paterno - il "pc", come dicevano con l'orgoglio dei privilegiati. Allora corteggiavo le grandi aziende che, largheggiando in spese elettroniche, spregiudicatamente sostituivano il 286 con il 386. Mi facevo regalare qualche dismesso 286, lo portavo in aula e lo sorteggiavo tra i miei studenti, iniziandoli così ai misteri dell'informatica. Oggi in aula su un centinaio di studenti solo tre, oltre me, hanno un Pentium II. Altri tre usano il computer del padre. Tutti gli altri hanno un Pentium III e alcuni hanno già il Pentium IV. Chi ha un Pentium II a 450 MHz lo considera superato e si sente depotenziato.Le ricerche didattiche e le tesi sono tutte arricchite da grafici e disegni fatti al computer, le esposizioni sono impreziosite da schemi e figure mobili in Power point, le tesi sono corredate da cd-rom. Ogni mio allievo manovra il computer con una disinvoltura che io non conquisterò mai e naviga in Internet per molte ore del giorno e della notte, dialogando con reti di ignoti interlocutori. Almeno una decina di studenti ogni giorno mi scrivono per chiedere informazioni, spiegazioni o anche solo per comunicarmi il loro stato d'animo, per farmi leggere una poesia o un racconto che hanno appena scritto, per commentare ciò che ho detto a lezione. Oggi ogni studente cerca di stare al passo con i tempi, rinnovando il proprio computer appena ne esce un tipo più potente. L'unico vincolo è la spesa. Ma sono pronti a qualsiasi sacrificio pur di avere il processore più veloce, che consente operazioni tecniche e applicazioni rapidissime. Ovviamente, soltanto pochi studenti possono permettersi la connessione mediante Adsl, ma tutti la desiderano perché risulta molto vantaggiosa per chi abitualmente utilizza Internet almeno un paio di ore al giorno. Tra tutti i miei studenti, soltanto uno su cinque lavora, nei più diversi campi: come istruttore, impiegato, cameriere, addestratore di cani, web designer, addetto allo scalo Alitalia.Ma cosa ci fanno, i miei allievi, con il computer? L'uso ormai preminente è per Internet: comprano libri su Amazon, comunicano attraverso la posta elettronica, usano programmi di ritocco musicale e di foto-ritocco, ricorrono a programmi per suonare con pc all'avanguardia. C'è musica elettronica e acustica sintetizzata. Ci sono le playlist, cioè le tastiere con suoni predisposti. E ci sono personal computer portatili che consentono di suonare nei locali giovanili. Il programma musicale è composto da piste: su ognuna di esse c'è il suono di uno strumento, quindi un pc moderno può consentire di suonare diversi strumenti contemporaneamente, come un'orchestra. Quasi la metà dei miei studenti usa il pc per scaricare musica; uno su sei ha il masterizzatore; altrettanti usano Internet per le telefonate interurbane. Uno su dieci usa il pc per giocare. Uno su tre usa la chat. C'è chi chatta spesso per parlare con altre persone, per poi conoscerle dal vivo. C'è chi ha conosciuto virtualmente persone che poi non ha mai incontrato. C'è chi ha incontrato persone che aveva già potuto vedere grazie alla web cam. Nessuno dei miei studenti ha mai avuto dalla scuola una reale spinta determinante verso l'uso del pc. Da parte degli insegnanti non c'è stata molta collaborazione. Il computer, infine, fa parte integrante della vita degli interpellati, che lo ritengono molto utile (82%) o abbastanza utile (13%). Il 49% dei miei studenti pensa che non sia possibile una vita attiva senza il personal computer. A sessantatré anni, non me la sento di dare loro torto.

(Domenico De Masi, Quaderni di Telèma, n. 24, Primavera 2001)

Nessun commento: